di Luca Baroncini (pubblicato in data )
Che meraviglioso gioco di specchi è il film di Todd Haynes. Da una parte una donna che ha avuto un figlio con un ragazzo quando lui era tredicenne, relazione per cui è stata processata e in carcere. Dall’altra un’attrice che sceglie di interpretare quella donna per un film. Centrale è la rielaborazione dei fatti che restano sempre in una zona grigia dove i confini tra chi manipola e chi è manipolato sono sottilissimi.
La regia di Haynes ci guida in questo viaggio tra realtà e finzione che risulta cerebrale ma anche molto concreto nelle conseguenze che determina. Tutta la verità è negli specchi, molto presenti (una delle prime volte che vediamo la Portman è riflessa in uno specchio dove raccoglie le chiavi dell’auto che le sono cadute, è lei l’insicura) e in grado di riflettere ciò che siamo in grado di cogliere, forse anche parti inespresse di noi spettatori. Viene subito voglia di rivederlo per decifrarlo meglio perché è costantemente sull’orlo dell’ambiguità. Straordinarie sia Natalie Portman che Julianne Moore, entrambe in ruoli scomodi in cui non si risparmiano.